E come ti permettono di implementare la giusta strategia di migrazione ad Azure.
La razionalizzazione del Cloud è quel processo di valutazione che consente a ogni organizzazione di determinare il modo migliore di eseguire la migrazione o la modernizzazione di ogni asset nel Cloud.
Le cinque R della razionalizzazione – che Microsoft suggerisce come framework da adottare a tutte le aziende che stanno valutando il passaggio ad Azure – sono un ottimo modo per etichettare un potenziale stato futuro di un qualsiasi workload che si intende migrare sul cloud.
Vediamole in dettaglio:
1. REHOST (VM)
Anche nota come migrazione “lift and shift”, è l’opzione più comune e rapida: si tratta infatti di una replica dei server tali e quali (senza o con modifiche minime all’architettura complessiva) che vengono semplicemente spostati su istanze IaaS Azure.
2. REFACTOR (App Service & DBaaS)
Questa opzione prevede invece la migrazione di applicazioni e servizi su soluzioni Platform as a Service (PaaS): un’ottima scelta per ridurre effort e costi operativi. Ovviamente è necessario adattare leggermente le applicazioni per renderle compatibili con un modello PaaS, per questo motivo si parla di “rifattorizzazione”. Si tratta in ogni caso un’operazione non troppo complessa, grazie ai tool messi a disposizione da Microsoft.
3. REARCHITECT (App Service & DBaaS & Containers)
Quanto esposto sopra, ovviamente, non vale per applicazioni e workload obsoleti, che non sono più compatibili con Azure, ma anche con qualsiasi altro tipo di cloud provider. In questi casi, potrebbe essere necessario “riarchitettare” l’applicazione prima della trasformazione: un’operazione che è possibile fare utilizzando alcuni componenti nativi Azure, senza doverla riscrivere completamente.
4. REBUILD (PaaS, Serverless, Microservices)
In alcuni scenari, gli sforzi necessari per migrare un’applicazione sul cloud potrebbero essere troppo onerosi. Un problema che vale in particolar modo per applicazioni che non rispondono più ai requisiti di processi aziendali rinnovati. In questi casi, piuttosto che mettere mano alla vecchia applicazione, conviene creare una nuova base di codice, allineandosi sin dall’inizio ad un approccio cloud-native.
5. REPLACE (Saas)
L’ultima opzione, più estrema, è quella di abbandonare completamente la migrazione e la trasformazione di applicazioni esistenti (ma anche l’idea di svilupparne di nuove), per affidarsi ad applicazioni software as a service (SaaS) pronte all’uso, che possono rimpiazzare in tutto, se non in meglio, le funzionalità che sono richieste. Per esempio, l’adozione di Microsoft 365 per la collaborazione, la comunicazione e la condivisione documentale.